venerdì 18 maggio 2012

Sclûse - Chiusaforte, terminus






A Chiusaforte, in una giornata dalla luce lunare, con una minima vicina ai 5 gradi, abbiamo completato il laboratorio Cjacis - Mestoli, con le due pluriclassi della scuola primaria.

I bambini mi hanno presentato le storie che avevano svolto in autonimia, inventandole loro oppure facendosi aiutare dalle insegnanti. C'erano anche delle storie, quasi una saga, in inglese.

Poco in friulano, nel senso che nessun bambini ha sentito la necessità di produrre teatro e storie in friulano, con i burattini, in un contesto dove il plurilinguismo è la norma, dove quasi tutti parlano friulano a casa, fra amici, fra parenti. Evidentemente i loro bambini non sono considerati parenti, oppure sono parenti troppo speciali, cui parlare italiano, sennò li si incasina.

Il risultato è, di solito: ti vezzeggio in italiano, così vieni su cittadino del mondo,
ti cazzio in friulano come hanno fatto i miei con me (che non sono cittadino del mondo, anche se navigo su internet, viaggio appena posso, ho lo smartphone e possiedo macchine giapponesi).

Il risultato è che l'italiano è la lingua cui sfuggire le reprimende, l'inglese è la lingua del futuro (ies, du iu nou tat cassol, it is a stori vit gosts, vat scari!) e il friulano la lingua del passato, anzi, la lingua di serie B, per gli sfigati che non sanno altro, e la lingua delle arrabbiature.

Andiamo avanti così, facciamoci del male.