Stiamo provando il mio nuovo spettacolo, il primo di quest'anno. Poi arriverà Falù :-)
Baci abbracci e bastonate!
Questo è uno spettacolo ad episodi, in uno di questi ci saranno anche loro (dico loro perché non ci sarà solo questo tucano verdegiallo):
giovedì 31 marzo 2016
mercoledì 23 marzo 2016
No no no - 1
No no no
ho scritto la nuova storia per Teatro di Voci 2016!
si intitola No no no, protagonisti sono un gruppo di bambini con i loro genitori. Non ci sono nomi propri perché in scena ci sono 65 bambini che fanno tutti i personaggi, e tutti i personaggi sono collettivi.
Nello scritto ci sono i numeri, perché è così che scrivo le drammaturgie per il teatro - la formattazione della pagina non è merito mio :-(
ecco la prima parte:
ho scritto la nuova storia per Teatro di Voci 2016!
si intitola No no no, protagonisti sono un gruppo di bambini con i loro genitori. Non ci sono nomi propri perché in scena ci sono 65 bambini che fanno tutti i personaggi, e tutti i personaggi sono collettivi.
Nello scritto ci sono i numeri, perché è così che scrivo le drammaturgie per il teatro - la formattazione della pagina non è merito mio :-(
ecco la prima parte:
- suona la sveglia, inizia la giornata
- gli adulti sono già in piedi, svegliano i bambini
- la prima frase del giorno è “NON dormire, adesso devi svegliarti!”
- gli adulti seguono i bambini dappertutto
- gli adulti dicono cosa non fare ai bambini
- il tutto è scandito dalla proibizione di fare qualcosa: Gli adulti dicono sempre no. No a questo, no a quello. Non dormire, adesso si va a scuola. Non mangiare, adesso si deve uscire. Non giocare, adesso si deve studiare. Non correre, adesso devi star fermo. Non rimanere qui, adesso devi uscire. Non puoi più stare fuori, adesso devi entrare. Non parlare, adesso devi ascoltare. Non ascoltare gli altri, adesso devi parlare tu da solo. Non bere, adesso devi mangiare. Non giocare, adesso devi vestirti. Non sporcarti, adesso devi lavarti.
- gli adulti tormentano i bambini
- i bambini subiscono
- gli adulti sono tormentati dai telefonini, allentano la stretta sui bambini
- i genitori ricominciano a tormentarli fino alla prox telefonata
- i bambini vogliono il telefono anche loro
- i genitori acconsentono
- i bambini nascondono il telefono lontano
- i genitori corrono a cercarlo
- i bambini si riuniscono, decidono di non crescere più, non vogliono diventare come i genitori: cioè non vogliono tormentare gli altri ed essere tormentati
- annunciano ai genitori, ma sono immediatamente sminuiti
- gli adulti raccontano del mostro che mangia i bambini piccoli che scappano via da soli
- suona il telefono, i genitori ritrovano i telefonini
- i bambini annunciano che se ne andranno, prenderanno solo poche cose importanti: libri, mangiare, coperte
- annunciano ai genitori, vengono sminuiti
- i bambini se ne vanno
- i genitori acconsentono questa fuga giusto il tempo di sbrigare delle cose
- rimangono soli i genitori, sono un poco indecisi, un po' arruffati
- spiegano che lo fanno per il loro bene, x un mondo migliore
- decidono che ai bambini serve una bella lezione, che capiscano come va il mondo
- Grandissimo sospiro corale, si guardano, si stringono le mani, si conoscono fra loro
- momento di imbarazzo generale, tutti sbottano in un “ma lo faccio per il suo bene!” “devono abituarsi alla lotta per la vita!” “un domani saranno contenti, grazie a noi”
- tutti annuiscono con la testa, poi di nuovo imbarazzo.
- Qualcuno dice che ai loro tempi non sarebbe stato possibile una simile ammutinamento. Qualcuno dice che bisognerebbe fargli prendere una bella strizza, che sappiano come va il mondo e quanti è importante ascoltare i genitori.
- ci vuole un mostro che li faccia spaventare x bene: che mostro? Il mostro mangia ossa / il mostro peloso / il mostro allunga orecchie / il mostro accorcia gambe / ecc ecc
- decidono che il mostro dei bambini XXX (decideremo con i bambini il nome e le funzioni del mostro) è una buona idea
- confabulano x decidere cosa serve, qualcuno dice che sa dove trovare ciò che serve, si danno appuntamento x costruirlo, escono ciascuno da una parte differente
venerdì 18 marzo 2016
Lloyd Newson - DV8
Da tanti anni seguo Lloyd Newson ed i DV8, adesso ho scoperto che sono in pausa, LLoyd si è preso un po' di tempo per pensare, per vivere al di fuori dei DV8, e ci sta, dopo 30 anni.
Anche i FUGAZI sono in "hiatus" da molti anni, troppi, chissà, non torneranno più.
Lloyd Newson ha dato delle interviste e qui ci metto un estratto, hanno lavorato molto sul non verbale, sul pericolo che la parola tenda a fare "tutto il lavoro".
Che le parole facciano tutto il lavoro non mi piace, e penso che sia per questo che buona parte del teatro italiano mi annoi a morte, un teatro dove gli attori entrano, si piazzano e cominciano a parlare, fanno tutto con le parole, tutto, non riescono a credere che ci siano altri strumenti per fare teatro.
uno stralcio dall'intervista, pubblicata qui
You get together, you get a group of people, you place things very carefully in order, and the placement is artificial, but if the integrity and the focus is clear, then hopefully it makes people see their roles more clearly. And think about them. And that’s what I would like to do. I love the idea that people come to see our work and if they laugh I know they’ve had a gut reaction, they’ve actually understood something.
To get a laugh through movement is a fantastically hard thing to do, because most dance you can be as vague as you want and you just expect the audience to sit there po-faced, there’s no expectation that you have to achieve anything. But if I’m setting out to make somebody laugh, I have to be really clear… or if I want someone to be touched I have to find out how I find movement that will truly touch someone, as opposed to just doing pretty movement. And I’m afraid that’s what dance for me often is.
Anche i FUGAZI sono in "hiatus" da molti anni, troppi, chissà, non torneranno più.
Lloyd Newson ha dato delle interviste e qui ci metto un estratto, hanno lavorato molto sul non verbale, sul pericolo che la parola tenda a fare "tutto il lavoro".
Che le parole facciano tutto il lavoro non mi piace, e penso che sia per questo che buona parte del teatro italiano mi annoi a morte, un teatro dove gli attori entrano, si piazzano e cominciano a parlare, fanno tutto con le parole, tutto, non riescono a credere che ci siano altri strumenti per fare teatro.
uno stralcio dall'intervista, pubblicata qui
You get together, you get a group of people, you place things very carefully in order, and the placement is artificial, but if the integrity and the focus is clear, then hopefully it makes people see their roles more clearly. And think about them. And that’s what I would like to do. I love the idea that people come to see our work and if they laugh I know they’ve had a gut reaction, they’ve actually understood something.
To get a laugh through movement is a fantastically hard thing to do, because most dance you can be as vague as you want and you just expect the audience to sit there po-faced, there’s no expectation that you have to achieve anything. But if I’m setting out to make somebody laugh, I have to be really clear… or if I want someone to be touched I have to find out how I find movement that will truly touch someone, as opposed to just doing pretty movement. And I’m afraid that’s what dance for me often is.
giovedì 17 marzo 2016
Burattini - le basi
Grazie alla disponibilità del Circolo Arci Misskappa (si trova ad Udine, qui )
queste settimane riesco a lavorare sui fondamenti dei burattini:
-entrate
-uscite
-stare fermi
-camminare
tutto qua. quattro azioni. durissima! durissima! le mani non stanno ferme, non stanno su, gli avanbracci non battono perpendicolari! non riesco a fare il giro su me stesso senza parere in balìa delle onde!
queste settimane riesco a lavorare sui fondamenti dei burattini:
-entrate
-uscite
-stare fermi
-camminare
tutto qua. quattro azioni. durissima! durissima! le mani non stanno ferme, non stanno su, gli avanbracci non battono perpendicolari! non riesco a fare il giro su me stesso senza parere in balìa delle onde!
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